Il Trattato di Libero scambio tra UE e Canada – CETA – è un grande passo avanti, risultato di lunghi negoziati e di un lavoro strategico per l'Europa e per l'Italia. Parliamo di un mercato, quello nord americano, di 536 milioni di consumatori e di un relativo aumento potenziale del volume di affari fino a 12 miliardi di euro all'anno. Per ogni milione di esportazioni, è stato rilevato, che vengono impiegati 14 mila lavoratori in più, con una paga maggiore del 15%. Nel trattato inoltre, sono garantiti i marchi italiani rispetto al fenomeno della contraffazione, così come gli standard di sicurezza alimentare con gli operatori canadesi che dovranno rispettare i vincoli comunitari su ogm e ormoni della crescita. Se da una parte è assolutamente meritevole la tutela del prodotto italiano e delle nostre imprese dall'altra non è semplice comprendere i motivi della netta contrarietà di qualcuno rispetto al Trattato. Si parla di accordo truffa e di imprese italiane a rischio, di un attacco frontale alla nostra agricoltura. In realtà questo accordo, oltre a proiettare l'Italia su un mercato enorme come quello Nord Americano, prevede tutele e garanzie per le nostre imprese. Vengono riconosciuti 176 prodotti a indicazione di origine, in totale 230 tra Dop e Igp in un quadro in cui i 41 italiani di fatto rappresentano la quasi totalità delle esportazioni agroalimentari italiane. Inoltre vengono eliminati il 90,9% dei dazi doganali sui nostri prodotti, portando un risparmio di quasi 500 milioni di euro ai nostri esportatori. I due esempi più eclatanti, in tema di marchi e dogane sono i formaggi e il prosciutti di Parma. I primi hanno una quota di 40 milioni di controvalore che può essere importato senza dazi. Al di fuori si applicano maggiorazioni doganali del 220%. Tutto questo sparirà. Inoltre potremo, finalmente, esportare il prosciutto di Parma. Oggi era impossibile per la registrazione di un marchio civetta. Questi sono solo esempi, ma chiariscono un concetto: dal CETA ci guadagnano lavoratori, imprese e consumatori. Senza se e senza ma.
Dal numero di Febbraio 2017 del Bollettino "Euroinformazioni"
a cura dell’Ufficio esterno del Gruppo PPE al Parlamento europeo in Italia