Le trattative di Theresa May per formare una maggioranza, portate avanti nelle ore successive al voto, sono ancora aperte. L’accordo annunciato da Downing Street, due giorni fa, raggiunto con gli unionisti ultraconservatori nord-irlandesi del DUP è subito saltato nella notte tra sabato e domenica.
Le trattative continuano, la May ha assicurato la cancelliera tedesca Angela Merkel che i negoziati per la Brexit inizieranno, come previsto, tra due settimane. Domani il nuovo parlamento si riunirà per la prima volta a Westminster ma, ad oggi, la May non ha ancora chiuso le trattative con il partito nord-irlandese.
Migliaia di persone hanno manifestato ieri vicino a Downing Street, usando parole come “razzisti, sessisti” nei confronti del DUP. Una petizione contro il “tentativo scioccante e disperato di restare al potere” della May ha raccolto più di 660mila firme.
Ma chi sono gli unionisti ultraconservatori del DUP? Si tratta di un partito locale, poco noto anche a molti sudditi della regina: secondo i media del Regno il nome del partito nordirlandese è stato uno dei termini più ricercati su Google in questi giorni.
Perché tanto clamore? Sicuramente per il loro programma politico molto reazionario e a tratti omofobico, una rigida politica antiabortista e contro i matrimoni per persone dello stesso sesso. Fautori di una “hard-Brexit” gli unionisti ultraconservatori negano persino i cambiamenti climatici, qui invero la posizione è molto simile a quella di Trump, ma non ci sembra un vanto insomma. In questi giorni il Guardian e l’Indipendent hanno ricordato le parole di Ian Pasley jr, figlio del fondatore Ian, che ha definito l’omosessualità “immorale, offensiva e odiosa” coadiuvata da slogan e campagne politiche dai titoli più che eloquenti “Salviamo l’Ulster da Sodoma”. Il DUP è quindi contrario alla legislazione sull’aborto e a ogni finanziamento o agevolazione per le energie rinnovabili. Infine, è questo fa ancora più orrore, lo stupore generale e l’imbarazzo dei media è stato catalizzato dal corposo numero di creazionisti accreditati nel partito. Questo è lo scenario.
La maggioranza, se lo sarà nei numeri risicati, rischia davvero di dividere in due il Paese. I sondaggi vedono la crescita di popolarità per Corbyn che, possiamo dirlo, è il vincitore morale di questa tornata elettorale anticipata e voluta dalla stessa May.
Un autogol? Sicuro. I nomi del nuovo governo? Theresa May ha scelto come suo braccio destro Damian Green, ex ministro del Lavoro e nuovo first secretary of State (vicepremier). Ripescato con stupore degli addetti ai lavori Michael Gove per l’Ambiente, acceso fautore e promotore della Brexit. Un rimpasto limitato: confermato il titolare al Commercio internazionale Liam Fox, sostenitore della “hard Brexit” assieme a Boris Johnson – confermato agli Esteri – e David Davids, ministro per l’Uscita dall’Ue. Così come sono rimasti ai loro posti ministri alla Sanità Jeremy Hunt e quello delle Comunità locali Sajid Javid. Perde il posto alla Giustizia Liz Truss, “degradata” a vice ministro del Tesoro e sostituita da David Lidington.
In attesa di conferme ufficiali, quindi, i colloqui con il DUP proseguono con le ultime affermazioni del ministro della Difesa Michael Fallon che, mettendo un pò le mani avanti, dichiara che sarà intesa solo sui grandi argomenti, perché ci sono molte differenze fra i due partiti, in particolare su aborto e matrimoni gay…come se fossero, questi, “piccoli argomenti”… e Arlene Foster, leader DUP, intanto gongola.