Ci sono volute oltre 24 ore per chiarire il malinteso sulla creazione di hotspot francesi in Libia allo scopo di esaminare preventivamente le candidature dei richiedenti asilo, un’affermazione attribuita al presidente francese Emmanuel Macron ma successivamente smentita dall’Eliseo e che ha suscitato non pochi malumori in Italia.
La vicenda si è conclusa con una telefonata da parte di Macron al premier Paolo Gentiloni che è diventata occasione anche per parlare di altri temi che ultimamente vedono l’Italia e la Francia muoversi in direzioni oppposte. Sono diverse infatti le questioni irrisolte.
Martedì Macron ha incontrato a Parigi i rappresentanti delle due fazioni che si contendono la supremazia nella guerra civile libica: Fayez al Serraj, il primo ministro riconosciuto come legittimo dall’ONU, e Khalifa Haftar, capo dell’Esercito Nazionale Libico e leader della Libia Orientale.
L’incontro sembra essersi concluso con la volontà da entrambe le parti di trovare un accordo, ma non bisogna farsi troppe illusioni dato che anche in passato negoziati e accordi di pace sono miseramente falliti. L’atteggiamento francese inoltre è piuttosto ambiguo, oltre ad aver fornito aiuti a entrambe le fazioni ad oggi Macron sembra essere propenso a una soluzione che preveda anche l’inserimento di Haftar nel futuro della Libia. Le strategie di politica estera francese in Libia sembrano dunque entrare in conflitto con quelle italiane, che da sempre sostengono il governo di al Serraj.
Ma ci sono anche altre questioni come quelle legate all’Eni, l’unica grande azienda energetica presente durante la guerra, e ai flussi migratori che passano per le coste libiche.
Macron ha affermato che “La Francia non ha voluto emarginare alcun partner europeo, in particolare l’Italia, nella gestione della crisi libica”.
Ma ad aggravare il tutto si è recentemente inserita la questione Fincantieri/STX Saint-Nazaire, ovvero la decisione del governo francese di nazionalizzare i cantieri navali di Saint-Nazaire, la cui maggioranza era stata attribuita all’asta all’azienda italiana Fincantieri.
Decisione che ovviamente ha scatenato una dura reazione da parte del governo italiano.
È necessario dunque trovare al più presto un accordo che soddisfi tutte le parti in gioco e scongiurare l’inasprimento dei rapporti in futuro.