La Corte Costituzionale Spagnola ha sospeso la legge sul referendum per l’indipendenza della Catalogna dalla Spagna, referendum che si sarebbe tenuto il primo di ottobre in tutta la comunità autonoma.
Mariano Rajoy, primo ministro spagnolo, ha fatto appello alla Corte affinché dichiarasse illegale la consultazione referendaria è ha specificato che è proprio la costituzione spagnola ad affermare che la Spagna e indivisibile. Il Procuratore Generale ha detto inoltre di essere intenzionato a denunciare i membri del parlamento catalano che non rispetteranno le decisioni della Corte.
Solo ieri infatti il parlamento della Catalogna aveva votato la legge regionale che permette di convocare un referendum sull’indipendenza, decisione sostenuta dalla maggioranza di governo con in testa Carles Puigdenont, il movimento “Junets pel sì” (Uniti per il sì) e il partito di sinistra Cup (Candidatura d’unitat popular). L’opposizione per protesta ha abbandonato l’aula mentre i parlamentari del movimento Podemos hanno deciso di astenersi.
Il Pil pro capite della Catalogna è superiore alla media spagnola di quasi il 20%, ma pur contribuendo in maniera determinante all’economia nazionale, proprio a causa dei trasferimenti verso il governo centrale questa regione non riesce a spendere quanto potrebbe per i servizi rivolti ai propri cittadini. La tesi sostenuta dagli indipendentisti riguarda appunto la possibilità di gestire autonomamente le tasse pagate dai cittadini così da poter diminuire il debito pubblico e investire nei servizi senza necessariamente operare tagli alla spesa.
La crisi economica che ha colpito il paese ha acuito questo sentimento diffuso, facendo passare il voto indipendentista da uno stabile 20% a un ben più alto 50%. Si tratta di un sentimento antico e radicato che da sempre vede contrapposta la borghesia spagnola alle classi popolari catalane, che sentono di dare più di quel che ricevono e percepiscono sostanzialmente lo Stato come una presenza straniera poco gradita.
Dal canto suo il governo di Madrid ha respinto come illegittime diverse misure adottate dal governo catalano, non solo in merito al processo di secessione ma anche per esempio bloccando la legge contro gli sfratti o le corride dei tori.
La Catalogna non sembra però intenzionata a desistere e alcuni parlamentari si sono dichiarati disposti ad andare in prigione pur di dare la possibilità ai cittadini di esprimersi.
Staremo a vedere.