Immagine: Mariano Rajoy
Barcellona – Ieri sera al Parlamento catalano Carles Puigdemont, indipendentista da sempre,con uno strano giro di parole, è riuscito a riaffermare il diritto all’indipendenza della Catalogna sulla base dei risultati del referendum del 1 ottobre, proponendo al tempo stesso di “sospendere” l’attuazione di questa dichiarazione per avviare un tavolo negoziale alla ricerca di una soluzione della quale però non ha precisato i contenuti.
Nel suo discorso enigmatico, non chiaro che poteva essere interpretato a piacimento tanto sapeva di doppiezza, Puigdemont ha affermato il diritto ad una dichiarazione d’indipendenza della regione catalana, formalmente però non presentata, per la quale il capo dell’esecutivo ha chiesto di sospenderne l’applicazione, come se la stessa fosse già in essere.
"Un attacco sleale e pericoloso alla costituzione, all'unità della Spagna e alla convivenza pacifica dei cittadini’’ è l’accusa che il premier spagnolo Mariano Rajoy ha fatto a Puigdemont. Una sfida inaccettabile emersa nel discorso del presidente della Generalitat che il governo spagnolo non ha tollerato e accettato soprattutto per i netti contorni di ambiguità.
Rajoy, oggi in conferenza stampa, a margine del Consiglio dei ministri e dopo alla Camera dei deputati dove ha riferito sulla vicenda catalana ha puntualizzato che Carles Puigdemont dovrà assolutamente chiarire orni entro 5 g se ha dichiarato o meno l’indipendenza in Catalogna, altrimenti il ricorso all’art. 155 della costituzione che revoca l’autonomia di una regione sarà la conseguenza immediata e con precisione prevede che, nel caso un governo regionale non rispetti gli obblighi stabiliti dalla legge dello Stato spagnolo o minacci l’interesse della nazione, Madrid è legittimata a “prendere le misure necessarie per obbligarlo” ad adeguarsi. In concreto, il governo centrale può subentrare a quello locale assumendone competenze e controllandone le istituzioni dino alla destituzione di presidente e governo. Il che provocherebbe pericolose tensioni.
E’ necessario che ''Puigdemont dica se ha o no dichiarato l’indipendenza''. La risposta eviterà confusione generale e il perdurare di tensioni economiche e sociali oltre ad indicare la strada che il premier spagnolo dovrà seguire. "È urgente mettere fine alla situazione che si sta vivendo in Catalogna e che torni la stabilità e la tranquillità nel più breve tempo possibile. Serve procedere con prudenza e responsabilità", ha detto il premier Rajoy. Il tempo per il chiarimento dato dal premier spagnolo scadrà lunedì prossimo, cinque giorni da oggi . Se la risposta fosse negativa Puigdemont entro giovedi 19 ottobre dovrà rettificare per evitare che il governo di Madrid dia applicazione all’art. 155.
L’apertura al dialogo avanzata ieri in Parlamento dal capo della generalitat, è comunque una possibilità da tenere in considerazione secondo Podemos, il partito politico spagnolo di sinistra, che da importanza alla salvaguardia di unità nazionale attraverso un tavolo negoziale più che facendo ricorso all’art. 155, la cui attuazione potrebbe verificarsi in pochi giorni con l’approvazione a maggioranza assoluta del Pp in Senato.
Intanto domani a Barcellona gli unionisti torneranno in piazza. "Catalogna sì, Spagna anche" Sarà lo slogan che animerà la manifestazione convocata da Societat Civil Catalana, organizzazione anti secessionista della società civile catalana.