Catalogna, arrestati Junqueras e sette ministri della Generalitat

Mandato d'arresto europeo anche per Carles Puigdemont e i quattro ' consellers' fuggiti in Belgio

Barcellona, 3 nov 2017  Otto ministri catalani arrestati. Lo ha deciso l' Audiencia Nacional, il tribunale spagnolo competente a giudicare i crimini commessi sul territorio nazionale. Una fase temuta e prevedibile dalla quale Carles Puigdemont insieme a quattro consellers della Generalitat si è messo al sicuro fuggendo in Belgio dopo il commissariamento e l'assunzione da parte del premier Rajoy di funzioni e poteri del govern in Catalogna qualche ora dopo la proclamazione d'indipendenza. Per il leader indipendentista la Procura, secondo alcune fonti,  chiede un ordine di cattura europeo. Da Bruxelles il suo appello"Scendete in piazza ma nessuna ""violenza" ai manifestanti di numerose proteste di oggi nelle principali città della Catalogna, contro l'offensiva giudiziaria di Madrid .

 

Il mandato di cattura nei confronti dei ministri dell'esecutivo catalano che hanno agito contro le regole costituzionali tentando di costituire uno stato nello Stato ha preso una piega a dir poco critica. Raggiunti dall'ordine di carcerazione preventiva sono il vicepresidente destituito Oriol Junqueras rimasto fuori dal primo provvedimento giudiziario e sette ministri : Jordi Turull, Josep Rull, Carles Mundò , Raul Romeva e Joaquim Forn. Per loro si sono aperte le porte del carcere Estremera di Madrid, mentre le due donne, Meritxell Borras e Dolors Bassa, sono detenute nella prigione femminile di Alcalà, non lontano dalla capitale spagnola.  Santi Vila, dimessosi il giorno prima della dichiarazione di indipendenza forse si salverà dalla detenzione con il pagamento di una cauzione di 50mila euro. Lo ha disposto il magistrato Carmen Lamela, che ha emesso le misure cautelari accogliendo la richiesta della Procura generale. Ribellione, sedizione e malversazione i capi d'imputazione contro gli ex ministri della Generalitat. Reati politici ma desueti nelle moderne democrazie che la giudice Lamela ha considerato molto gravi, compiuti in danno alla democrazia spagnola e lesivo dei diritti costituzionali dei cittadini catalani, e presagendo il pericolo di reiterazione ha disposto il mandato cautelare in carcere dei ribelli, che rischiano fino a 30 anni di prigione. 

 

Una svolta durissima che ha messo sotto chock la Catalogna anche per la parte unionista della popolazione che anche se male aveva accolto la dichiarazione unilaterale d'indipendenza di venerdì scorso, oggi considera eccessive le misure prese dall'Audiencia Nacional considerate  giustizialiste e repressive.

 

Uno striscione penzolante dalla facciata del Comune di Barcellona invoca la ''Libertà per i prigionieri politici''. Sembra tornare indietro nei secoli quando lottare per la consacrazione dei diritti del popolo significava carcere, tortura, sangue e morte. L'appello riecheggia nelle strade e nelle piazze dei centri catalani dove sono tornati a riunirsi pacificamente migliaia di persone. Ma la tensione aleggia in attesa delle elezioni anticipate del 21 dicembre fissate dal premier mariano Rajoy in risposta alla indipendenza per la quale la sera stessa della proclamazione è stata data applicazione all'art. 155 della Costituzione in nome della democrazia spagnola, per ripristinare la legalità in Catalogna e ristabilire lo stato di diritto.

 

I partiti indipendentisti si presenteranno uniti e sono già a lavoro per una campagna che metterà in bella mostra la repressione del governo di Madrid con un possibile allargamento a Podemos ed Ada Colau. Una sfida difficile soprattutto alla luce degli ultimi 'drammatici' eventi giudiziari, evitati almeno per il momento dall'ex leader Carles Puigdemont e quattro suoi ministri fuggendo in una località segreta belga e dalla quale continua ad invitare il popolo catalano "a Manifestate senza violenza, pacificamente e rispettando le opinioni di tutti" e che oggi ha commentato gli avvenimenti "Il governo legittimo della Catalogna incarcerato per le sue idee e per essere stato fedele al mandato approvato dal parlamento catalano".

 

L'indizione delle elezioni per dare voce alle urne come Rajoy si era espresso la sera del commissariamento poco dopo la dichiarazione d'indipendenza, avrebbe dovuto portare una fase di riflessione all'interno degli ambienti governativi spagnoli in attesa della decisione del popolo catalano. La durissima svolta giudiziaria dai netti toni repressivi complica la vicenda  tingendo di scuro, anche se pur legittimi, i principi di Unità nazionale della Spagna.

 

 

 

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