Bruxelles – La Commissione europea il 7 dicembre ha deciso di deferire l'Italia alla Corte di giustizia dell'UE a causa del sistematico ritardo con cui le amministrazioni pubbliche italiane effettuano i pagamenti nelle transazioni commerciali, in violazione delle norme dell'UE in materia di pagamenti (direttiva sui ritardi di pagamento, direttiva 2011/7/UE).
Secondo la direttiva sui ritardi di pagamento le amministrazioni pubbliche sono tenute a pagare le merci e i servizi acquistati entro 30 giorni o, in circostanze eccezionali, entro 60 giorni dal ricevimento della fattura.
La Commissione attribuisce grande importanza alla questione dei ritardi di pagamento da parte delle amministrazioni pubbliche, constatata in diversi Stati membri, e persegue una rigorosa politica di applicazione della direttiva in materia. La puntualità dei pagamenti è particolarmente importante per le piccole e medie imprese (PMI), che confidano in un flusso di cassa positivo per assicurare la propria gestione finanziaria, la propria competitività e, in molti casi, la propria sopravvivenza.
La Commissione riconosce gli sforzi compiuti dal governo italiano per migliorare la situazione in seguito all'avvio della procedura di infrazione con lettera di costituzione in mora nel giugno 2014 e il successivo invio del parere motivato nel febbraio 2017.
A più di tre anni dall'avvio della procedura di infrazione, tuttavia, le amministrazioni pubbliche italiane necessitano ancora in media di 100 giorni per saldare le loro fatture, con picchi che possono essere nettamente superiori.
La Commissione ha pertanto deciso di deferire l'Italia alla Corte di giustizia dell'UE.
Contesto:
Per proteggere le imprese europee, in particolar modo le piccole e medie imprese (PMI) dai ritardi di pagamento, nel febbraio 2011 l'UE ha adottato la direttiva 2011/7/UE relativa alla lotta contro i ritardi di pagamento nelle transazioni commerciali. La direttiva, che doveva essere recepita nel diritto nazionale dei paesi dell'UE entro il 16 marzo 2013, mette in atto rigorose misure che, se correttamente attuate dai paesi dell'UE, contribuiranno sensibilmente all'occupazione, alla crescita e a una migliore situazione di liquidità delle imprese.
Le principali disposizioni della direttiva sono le seguenti:
· le amministrazioni pubbliche sono tenute a pagare le merci e i servizi acquistati entro 30 giorni o, in circostanze eccezionali, entro 60 giorni;
· le imprese sono tenute a saldare le fatture entro 60 giorni, a meno che non sia stato esplicitamente concordato altrimenti e purché ciò non sia gravemente iniquo;
· ogni ritardo di pagamento conferisce automaticamente il diritto agli interessi di mora e a un minimo di 40 EUR quale risarcimento delle spese di recupero;
· il tasso degli interessi legali di mora è superiore almeno dell'8 % al tasso di riferimento della Banca centrale europea;
· gli Stati membri possono mantenere in vigore o adottare leggi e regolamenti più favorevoli al creditore rispetto alle disposizioni della direttiva.
Il 26 agosto 2016 la Commissione ha adottato una relazione sulla lotta contro i ritardi di pagamento nelle transazioni commerciali, dalla quale emerge che, nel complesso, l'attuazione della direttiva è positiva. La direttiva ha contribuito a portare la questione dei ritardi di pagamento in primo piano nelle agende di riforma economica e nelle agende politiche nazionali. Per quanto riguarda i pagamenti da parte delle amministrazioni pubbliche, i ritardi sono mediamente diminuiti di 10 giorni rispetto alla situazione esistente prima dell'entrata in vigore della direttiva e alcuni Stati membri si stanno addirittura impegnando a fare di più per promuovere una cultura dei "pagamenti rapidi". La relazione ha tuttavia evidenziato la necessità di compiere ulteriori progressi nell'attuazione della direttiva.
Per ulteriori informazioni
· Sulle decisioni principali del pacchetto infrazioni del novembre 2017 si veda il MEMO/17/4767.
· Sulla procedura generale di infrazione si veda il MEMO/12/12 (infografica).
· Per saperne di più sulla procedura d'infrazione dell'UE.