Il destituito Carles Puigdemont, leader separatista catalano rivendica da Bruxelles, dove si trova dalla fine di ottobre per sfuggire all’arresto, il suo incarico da presidente dopo la conquista della maggioranza assoluta dei partiti indipendentisti alle elezioni regionali anticipate del 21 dicembre, indette dal premier spagnolo Mariano Rajoy a seguito del referendum sull’indipendenza della Catalogna dell’1 ottobre e la successiva dichiarazione d’indipendenza approvata dal Parlamento catalano, giudicate illegittime dalla Spagna. Carles Puigdemont ha invitato il governo spagnolo di permettergli di rientrare nel Paese per insediarsi nel nuovo Parlamento catalano per la seduta inaugurale prevista entro il 23 gennaio.
Il blocco indipendentista, formato da Junts per Catalunya (JxCat), la lista dell’ex presidente della Generalitat Carles Puigdemont, Esquerra Republicana (ERC), la sinistra indipendentista dell’ex vicepresidente Oriol Junqueras, e la CUP, la sinistra radicale, che lo rappresenta anche se pur ottenendo il 47 per cento dei consensi, occuperanno 70 scranni, due in più dei 68 necessari per entrare nell’Assemblea di Barcellona che sarà composta da 135 eletti, compresi i deputati del Ciutadans, il partito degli unionisti che si è affermato come primo partito.
Chiede dunque il dialogo Puigdemont, che si dice "Pronto ad incontrare Rajoy ma non in Spagna". Ma il premier spagnolo non ha raccolto la proposta di Carles Puigdemont per un incontro in un paese europeo che non sia la Spagna. ‘’Se non mi viene permesso di insediarmi come presidente sarà una grande anomalia per il sistema democratico spagnolo’’ – ha dichiarato Carles Puidgmont nelle ore successive l’esito del voto ed ha aggiunto – ‘’Sono il presidente del governo regionale e resterò il presidente se lo Stato spagnolo rispetta i risultati del voto’’.
Le elezioni catalane che si sono svolte in un clima tranquillo, hanno registrato un’affluenza molto più alta l’ 81,9% rispetto al 74,9% delle precedenti elezioni del 2015. La schiacciante vittoria dei separatisti che hanno conquistato la maggioranza parlamentare in Catalogna apre ad una fase di incertezza per il premier Rajoy che risulta il grande sconfitto. Nelle sue intenzioni il voto di giovedì avrebbe dovuto smantellare il progetto indipendentista, ma il dato elettorale espresso ha dato ragione a Puidgemont che da quasi due mesi è in esilio forzato in Belgio, dopo il commissariamento della Catalogna scattato con l'attivazione dell'articolo 155, per evitare l’arresto spiccato dai tribunali spagnoli per i reati di ribellione e sedizione, che prevedono fino a 30 anni di carcere. Il suo vice presidente, Junqueras, è in carcere a Madrid come pure due nuovi deputati ed altri due in esilio con Puigdemont a Bruxelles.
Al momento sembra complicato che possano sedere al Parlament di Barcellona e partecipare alla elezione del President che dovrebbe essere nominato entro il 10 febbraio e se per aprile non sarà stato possibile eleggerlo l’Assemblea sarà sciolta in attesa di nuove elezioni a fine maggio.
Inoltre nel giorno dei risultati delle elezioni catalane, il giudice del Tribunale Supremo Pablo Llarena ha notificato sei nuove imputazioni. Risultano indagati l'ex presidente della Generalitat Artur Mas (il predecessore di Carles Puigdemont), della numero due del partito secessionista Erc, Marta Rovira, oltre alla portavoce e la capogruppo in parlamento del partito secessionista antisistema Cup, Anna Gabrie e Mireia Boya. A loro si aggiungono Marta Pascal, coordinatrice del partito PDeCat di Puigdemont, e Neus Loveras, presidente dell'associazione dei comuni secessionisti. Secondo il giudice Llarena, tutti i sei, indagati anche per ribellione e storno di fondi pubblici, facevano parte del Comitato strategico del processo indipendentista. Lo proverebbe un documento sequestrato dalla Guardia civil prima del referendum secessionista.
"Vorrei che la Spagna che non prendesse più decisioni al posto nostro. E' giunto il momento di fare politica vera, la formula di Rajoy ha fallito e ha dimostrato che i catalani sono coesi". Lo ha detto Carles Puigdemont in conferenza stampa a Bruxelles, aggiungendo: "Sono disposto a incontrarlo ma non in Spagna", per iniziare un nuovo percorso, ma "senza persecuzioni legali. La situazione paradossale e ridicola".
Con Rajoy dobbiamo trovare altri modi il prossimo passo è quello di parlare. Ho sempre chiesto il dialogo. L'unilateralità stava dall'altra parte’’. Dopo l’esito elettorale del 21 dicembre in Catalogna Puigdemont è convinto "di essere più vicino all'indipendenza".
Nonostante tutti i tentativi dello stato spagnolo, noi siamo più forti", ha sottolineato il leader separatista che passerà il Natale a Bruxelles e nei prossimi giorni valuterà se presenziare alla sessione costitutiva dell’Assemblea di Barcellona anche rischiando l’arresto. A dichiararlo il legale di Carles Puidgemont, Jaume Alonso Cuevillas, che ha spiegato:’’la comunicazione in internet non può sostituire la presenza fisica’’ Tornare per essere investito non resta che l’unica chance.
Il commissariamento della Catalogna scattato con l'attivazione dell'articolo 155 della Costituzione sarà revocato quando sarà formato un nuovo governo catalano – ha detto Mariano Rajoy – come previsto, nella decisione votata dal Senato a fine ottobre.
Gli scenari politici spagnoli delle prossime settimane si fanno ora complicati.