L’Italia si conferma il paese dell’Unione europea con la più alta percentuale (circa il 73 per cento) di cittadini che crede che i migranti siano in realtà molti di più di quelli realmente presenti. Com’è possibile? A spiegarcelo sono i dati raccolti dall’Istituto Carlo Catteneo di Bologna attraverso la ricerca “Immigrazione in Italia: tra realtà e percezione” che ha analizzato e incrociato le informazioni dell’Eurobarometro sulla presenza di immigrati negli stati dell’Ue.
Dai dati emerge anche come l’errore di sopravvalutazione sia più marcato tra gli elettori di destra e centrodestra, l’Italia quindi è il paese dell’Unione in cui è più grande il divario tra gli immigrati “percepiti” e quelli realmente presenti sul territorio nazionale. Alla domanda: “Per quanto ne sa lei, qual è la percentuale di immigrati rispetto alla popolazione complessiva in Italia?” l’errore di stima degli italiani raggiunge una percentuale del 17 per cento, tanto. A fronte di un 7 per cento di immigrati presenti nel paese, infatti, gli italiani ritengono che si tratti del 25 per cento della popolazione complessiva.
Il podio
Dietro all’Italia si piazzano il Portogallo (errore del 14,6 per cento), Spagna (14,4) e Regno Unito (12,8) mentre l’errore di percezione è minimo in gran parte dei paesi scandinavi come la Svezia +0,3 la Danimarca +2,2 e la Finlandia +2,6. Ancora più basso il dato per paesi come la Croazia (+0,1) e l’Estonia (addirittura -1,1) che sottostima il numero dei migranti sul suo territorio.
La ricerca dell’Istituto Catteneo afferma come in Italia esiste una netta correlazione tra l’atteggiamento ostile nei confronti dei migranti e l’errata percezione del loro numero effettivo: “L’Italia si conferma il paese collocato nella posizione più ‘estrema’, caratterizzata dal maggior livello di ostilità verso l’immigrazione e le minoranze religiose “. L’istituto emiliano illustra come il distacco tra realtà e percezione sia legato a doppia mandata anche alla comunicazione politica, che presenta il fenomeno ai propri elettori: “I dati a disposizione sono spesso frammentari e talvolta presentati in maniera ‘partigiana‘, stiracchiandoli da una parte o dall’altra in base agli interessi dei partiti. Il che contribuisce spesso a proiettare un’immagine distorta della realtà del fenomeno migratorio in Italia, dove le percezioni contano più dei dati concreti”.
Ad ogni modo, è chiaro che la questione della “errore percettivo”, secondo i ricercatori del Cattaneo, in riferimento al fenomeno migratorio non deriva soltanto da un problema di poca o scarsa informazione, bensì da diverse “visioni” del mondo che inevitabilmente ne condizionano l’osservazione. Dai dati emerge anche come l’errore di sopravvalutazione sia più marcato tra gli elettori di destra e centrodestra, che sovrastimano la presenza di migranti del 25 per cento, contro l’11 per cento degli elettori di sinistra e centrosinistra.
Le conseguenze della percezione sulla vita reale dei cittadini
L’opinione degli italiani, quindi, è decisamente più negativa nei confronti dell’immigrazione e dei loro eventuali benefici per l’economia o la società. Rispetto a una media europea del 57%, gli intervistati italiani che ritengono che gli immigrati peggiorino la situazione della criminalità rappresentano il 74% dell’intero campione, con una differenza di 17 punti percentuali. Allo stesso modo, gli italiani che pensano che una maggiore immigrazione comporti una riduzione dell’occupazione per i residenti in Italia corrispondo al 58% sul totale, mentre la media europea si ferma al di sotto del 41% (con uno scarto sempre di 17 punti percentuali).
Nell’insieme, secondo la ricerca, emergono dunque differenze sostanziali tra gli atteggiamenti degli italiani e quelli degli europei sulla questione dell’immigrazione e delle loro conseguenze socioeconomiche. Almeno in parte, queste differenze sembrano essere anche il prodotto di una errata percezione del fenomeno migratorio: chi ne ingigantisce la portata, è indotto anche a ingigantirne le conseguenze. Però, sarebbe sbagliato pensare che il tema dell’immigrazione sia soltanto una questione di mal-percezione: perché i suoi effetti sugli atteggiamenti dei cittadini sono concreti e reali. Ed è soprattutto con quelli che la politica e i partiti devono fare i conti.