Nella sua storia recente di monarchia parlamentare la Svezia ha vissuto per la prima volta l’impossibilità di formare un nuovo governo.
Era nell’aria.
Come abbiamo immediatamente commentato all’indomani delle elezioni sarebbe stato difficile formare un nuovo governo, dati i “paletti” di natura politica che centrosinistra e centrodestra ha subito precisato e la variabile “impazzita” di quel 18% raggiunto dall’estrema destra sovranista capitanata da Jimmie Åkesson.
Prima volta quindi per il paese leader del “Grande Nord”, dove i socialdemocratici in 101 anni hanno inventato un modello solidale e ultra competitivo guardato con invidia dal mondo occidentale, il primo paese – tocca ricordarlo – a legalizzare la libertà di stampa.
Premier e leader uscente, il socialdemocratico Stefan Löfvén, ha dovuto lasciare sconfitto da un fragoroso voto di sfiducia, mai successo, 204 dei nuovi legislatori ha votato così, cambiando la storia recente della prima potenza scandinava. Chiaro come per la dura sconfitta di Löfvén e delle sinistre sia stata decisiva l’ascesa di Sverigedemokratisk Ungdom (SDU), giovani democratici svedesi che hanno votato compatti la sfiducia, insieme al centrodestra (che ha un seggio in meno del centrosinistra, 143 a 144).
Secondo gli analisti politici europei inizia una difficile e lunga fase negoziale, un freddo autunnale che congelerà anche gli scranni del parlamento svedese, quel Riksdag che poggia leggiadro sull’isola di Helgeandsholmen a Stoccolma e che attende di riprendere vita.
“Io sono pronto a collaborare in qualsiasi modo alle trattative, non un ruolo di potere ma perché la Svezia ha bisogno al più presto di un governo” ha chiarito Löfvén, mentre Ulf Kristersson, leader del centrodestra tradizionale, candidato a probabile nuovo premier ha dichiarato: “È il punto di partenza per la formazione di un nuovo esecutivo”.
Il paradosso svedese, alla paralisi politica fa eco un’economia scintillante e piena di salute: quanto a tasso di crescita del Pil, qualità di welfare e istruzione, spese per le eccellenze e il loro export, occupazione, conti sovrani, la Svezia sta meglio della Germania.
Un segnale importante, ad ogni modo, per un possibile accordo tra Ulf e Stefan viene da centristi e liberali, contrari ad accordi con gli SverigeDemokraterna e pronti a rompere il Patto a 4 lasciando ai NyaModeraterna e ai democristiani la responsabilità di governare con i sovranisti o col loro appoggio esterno.
La Svezia, oggi, ha tutti gli occhi addosso.