Londra – La Regina Elisabetta II, nel discorso per il centenario dello Women's Institute, invita all’unità e al dialogo. L’appello arriva in un momento particolarmente delicato per la Gran Bretagna in vista del divorzio dall’Unione europea. Seppur, come da protocollo, non facendo esplicito riferimento alla Brexit, le parole della sovrana suonano come un segnale di allarme che richiama al buon senso.
"L'enfasi sulla pazienza, l'amicizia, il considerare i bisogni degli altri sono importanti oggi come quando il gruppo è stato fondato. Ovviamente ogni generazione affronta nuove sfide e opportunità. Cercando nuove risposte nell'età moderna, preferisco le ricette provate e testate, come parlare bene degli altri e rispettare i diversi punti di vista, cercare di trovare un terreno comune, e non perdere mai di vista lo scenario più ampio. Per me questo approccio è senza tempo, e lo raccomando a tutti”. Le frasi della Regina, secondo il Times, non lasciano spazio a dubbi nell’immediatezza del prossimo voto alla Camera dei Comuni sul piano B di Theresa May. La monarca, come è noto non interviene mai nel dibattito politico, ma le sue parole invocano l’accordo per mettere fine ai veleni della Brexit e ‘pensare molto bene al futuro’. Un messaggio interpretato come un monito neanche troppo velato all’attuale situazione politica del Regno Unito.
Intanto lo scontro consumato in Parlamento per il rigetto dell’intesa della premier britannica Theresa May con Bruxelles, ha aperto ad una crisi politica lacerante sostanziata anche dal backstop, ovvero la cosiddetta frontiera morbida con l'Irlanda e sulle garanzie che riguardano la durata della misura.
Il 29 gennaio, la Camera dei Comuni britannica voterà un ipotetico piano B sulla Brexit che il governo Tory di Theresa May sta tentando di portare avanti dopo la bocciatura dell’accordo di uscita del Regno Unito dall’Ue, raggiunto nel novembre scorso e la sfiducia al governo scampata sul filo del rasoio, presentata dai laburisti. La premier britannica sta arrampicandosi sugli specchi alla ricerca di un'intesa sul piano B con le opposizioni. Un percorso che si preannuncia arduo davanti alla condizione di rinuncia a ogni ipotesi di no deal, posta dal leader laburista Jeremy Corbyn che alla May ha lanciato un ultimatum per una Brexit più soft che comprenda il mantenimento del Regno Unito nell’unione doganale. Se le cose non dovessero andare così, Corbyn si dice pronto a presentare una nuova mozione di sfiducia al governo che potrebbe portare ad elezioni anticipate oltre a paventare un referendum bis, opzione che rende furiosa la premier.