Greta Thunberg e la sua nemesi Izabella

Nilsson Jarvandi: nuove generazioni a confronto

Greta affonda il colpo contro il Governo britannico, mentre Izabella cavalca l’onda conservazionista
Due giovani ragazze, entrambe cittadine svedesi, ma con pensieri diametralmente opposti. Questa è la sintesi delle due protagoniste della scena svedese e non solo. A modo loro sono esemplificative dell’attuale divisione nella popolazione mondiale, dove le zone grigie si sono ormai dissolte e le fazioni guardano o al bianco o al nero.
Ovviamente il contenuto dei messaggi che queste due attiviste promuovono sono molto differenti e hanno una differenza culturale di base abissale.
La storia di Greta è ben conosciuta ormai a livello mondiale. Durante il suo tour, con tappa anche nella Capitale, ha sollevato discussioni tra le fazioni politiche e soprattutto ha mosso i cuori di molte persone. Sentirsi dire un messaggio di pace e solidarietà, in particolare in un campo troppe volte trascurato come l’ambiente, da una adolescente fa riflettere profondamente e mette in moto meccanismi positivi di rivalsa contro l’attuale stato delle cose. Così Greta ha inflitto un duro colpo questa mattina al gruppo bipartisan del Parlamento inglese nei confronti della deprecabile scelta di investire nelle fonti non rinnovabili come petrolio e carbone: "L’attuale sostegno del Regno Unito al nuovo sfruttamento dei combustibili fossili, come ad esempio l’industria dello shale gas, l’espansione dei giacimenti di petrolio e gas del Mare del Nord, l’espansione degli aeroporti, nonché il permesso di costruzione di una nuova miniera di carbone, è al di là dell’assurdo". Secondo la giovane attivista il tempo per fare dietrofront e cogliere l’opportunità del cambiamento è arrivato, non bisogna lasciarselo sfuggire. Il rovescio della medaglia è lampante secondo Greta: "Questo comportamento irresponsabile senza alcun dubbio sarà ricordato nella storia come uno dei più grandi fallimenti del genere umano".
Altra giovane altra storia. Izabella Nilsson Jarvandi, 15 anni e con una forte propensione per la tutela del popolo svedese. O meglio per evitare questo “genocidio del popolo svedese” in atto a causa delle politiche estremamente liberali del governo svedese. La ragazza infatti sostiene le politiche anti-immigrazione di Orban (Ungheria), elogiato per le sue idee conservatrici e di blocco della minaccia dei migranti, e combatte l’ideologia gender. Su Twitter, il social da lei prediletto, si definisce una giovane che “cerca la verità e la giustizia per la mia amata Svezia". Aggiunge poi un forte commento nei confronti di Greta: "Se non sei nemmeno abbastanza uomo o donna per difendere la tua gente, allora come diavolo dovresti essere lì per il resto del mondo?".
Sicuramente è da considerare con apprensione l’evoluzione della divulgazione del pensiero sui social che probabilmente sta deviando dalla libertà di parola alla libertà di offesa gratuita e di trasmissione di discorsi di odio. Inoltre forse bisogna anche tenere in considerazione le parole della ragazza nei confronti della sua nemesi, dove pone le basi della sua ideologia e della sua capacità di pensiero critico su questioni di forza, condizionate da un machismo a dir poco sfrenato. Questo forse è un po il sunto della situazione attuale. Le generazioni crescono e adottano un’ideologia. I social permettono loro di diffondere il loro pensiero e in entrambi casi lo stesso riunisce moltissime persone. La differenza però sta alla base del linguaggio usato, un linguaggio di violenza per Izabella e uno pacifista per Greta. La storia ci ha sempre insegnato che tra i due ha sempre prevalso il primo, appunto prevaricatore per eccellenza. Si spera che la storia venga ben compresa e soprattutto che questi giovani (ma non solo) che parlano e si fanno sentire a livello mediatico la studino approfonditamente e creino delle basi solide a quel che dicono. Perché l’esame critico fa parte di ogni essere umano ma in pochi lo sanno effettivamente applicare. Quindi supportare idee becere che non hanno basi solide, ma si fondano su giudizi generati da un odio irrazionale e non compreso neanche da chi lo prova, rischia di divenire anch’esso un “comportamento irresponsabile” che sarà ricordato nella storia come uno dei più grandi fallimenti del genere umano.

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