Terza tornata elettorale in poco più di quattro anni per il Regno Unito, dove si è votato per eleggere i rappresentanti della Camera dei Comuni, la camera bassa del Parlamento.
I risultati ci raccontano di una vittoria schiacciante del partito conservatore guidato da Boris Johnson, che ottiene 364 seggi, ovvero ben 47 in più rispetto alle precedenti elezioni del 2017. Questo significa che adesso Johnson può contare su una solida maggioranza e puntare dritto verso la Brexit, da sempre il suo cavallo di battaglia.
Era dai tempi di Margaret Thatcher che i Tories non registravano un successo così ampio e si può dire che Johnson ha trionfato laddove Theresa May ha fallito.
Entrambi hanno deciso di ricorrere a elezioni anticipate per non incappare nello stallo del Parlamento, ma nel 2017 la May e Jeremy Corbyn, il leader dei labour, sono usciti praticamente pari dalla contesa, oggi Johnson saluta Corbyn dall’alto con un distacco di oltre dieci punti percentuali. Nel 2017 la May ha cercato un’alleanza con il DUP (Partito Unionista Democratico dell’Irlanda del Nord) per portare faticosamente avanti un governo di minoranza, ma il tutto si è concluso con la fine della sua carriera politica. Oggi Boris Johnson sa che non ha bisogno di nessun altro, la sua vittoria come leader si ripercuote indiscussa su tutto il Tory Party.
Ma per un partito che festeggia ce n’è uno che piange e un altro leader che invece si fa da parte, Jeremy Corbyn e il suo Labour Party subiscono una pesante sconfitta e perdono 59 seggi in Parlamento. È passato un secolo dalle ultime elezioni svolte in dicembre nel Regno Unito e durante questa campagna elettorale le battute sul freddo si sono sprecate, soprattutto sui social. Lo stesso Corbyn su Twitter ha fatto sfoggio del suo sorriso più smagliante, fasciato in un caldo cappello di lana, perché nonostante il freddo scoraggi a recarsi alle urne è più importante salvare il sistema sanitario dalle speculazioni di Boris Johnson. È proprio il caso di dirlo: il sorriso del laburista gli si è gelato sul volto.
Come spiegare questa disfatta? Forse, senza troppi giri di parole e illazioni, la verità è tutta racchiusa in un’altra foto apparsa sempre sul profilo Twitter, ma questa volta di Boris Johnson. L’immagine ci mostra alcuni operai in tuta da lavoro, uno di loro regge un cartello con la scritta “We love Boris” e davanti a tutti lo stesso Boris in completo elegante e pollice alzato. Se un partito che si proclama “dei lavoratori” ha perso il voto degli stessi lavoratori allora c’è poco altro da aggiungere.
Dritti verso la Brexit dunque, ma le novità di queste elezioni 2019 del Regno Unito non finiscono qui. Il Brexit Party di Nigel Farage rimane fermo ai blocchi di partenza e non conquista nemmeno un seggio, pessima performance anche per i Liberal Democratici che ottengono appena 11 seggi e non riescono neppure a far eleggere la loro leader Jo Swinson.
Lo Scottish National Party (SNP) invece porta a casa un buon risultato con 48 seggi, in linea con le proiezioni elettorali. La leader e prima ministra scozzese Nicola Sturgeon ha affermato che presto la Scozia tornerà a chiedere un nuovo referendum per l’indipendenza dal Regno Unito.
La partita adesso si sposta nuovamente all’Unione Europea, appuntamento dunque al 31 gennaio 2020 per vedere se sarà davvero Brexit.