“Dimenticare i morti significa ucciderli una seconda volta.” ? Elie Wiesel, “La notte”
Bruxelles, 23 gen. 2020– Settantacinque anni fa le forze alleate liberavano il campo di concentramento nazista di Auschwitz-Birkenau, ponendo così fine al crimine più odioso della storia europea: lo sterminio pianificato degli ebrei in Europa. Sei milioni di bambini, donne e uomini ebrei sono stati assassinati, insieme ad altri milioni di innocenti, tra cui centinaia di migliaia di rom, perseguitati per la loro appartenenza etnica. Il prezzo è stato indicibilmente alto, ma non potrebbe esserci trionfo più simbolico e più grande sul nazismo del commemorare questa vittoria in Israele.
Il revisionismo e la mancanza di istruzione minacciano la comune comprensione dell’unicità della Shoah, necessaria per tradurre, ora, il nostro grido “Mai più!” in azioni concrete. Con la nostra partecipazione all’incontro di oggi tra i capi di Stato e di governo a Gerusalemme, uniamo le nostre voci a quelle di chi intende fermamente impedire a estremisti e populisti di varcare indisturbati ogni linea di demarcazione, mettendo in discussione – ancora una volta – la dignità umana e l’uguaglianza di tutti gli esseri umani.
L’Olocausto è stato una tragedia europea, un punto di svolta nella nostra storia, e il suo retaggio è ormai intessuto nel DNA dell’Unione europea. Ricordare la Shoah non è fine a se stesso. È una delle pietre angolari dei valori europei: un’Europa che ponga l’umanità al centro, tutelata dallo Stato di diritto, dalla democrazia e dai diritti fondamentali.
Siamo ormai ad un bivio. Poiché il numero dei sopravvissuti si fa sempre più esiguo, dovremo trovare nuovi modi per ricordare, accogliendo le testimonianze dei loro discendenti, che ci rammentano che occorre essere vigili di fronte alla crescente ondata di antisemitismo che minaccia i valori a noi cari: il pluralismo, la diversità e la libertà di religione e di espressione – valori che tutelano indistintamente tutte le minoranze, ora e sempre. Le comunità ebraiche hanno contribuito a plasmare l’identità europea e ne saranno sempre parte integrante. Tutti gli attori della nostra società, vecchi e nuovi, devono far propri gli insegnamenti della Shoah.
È nostro dovere stare al fianco delle comunità ebraiche, che si sentono nuovamente minacciate in tutt’Europa – da ultimo a Halle, in Germania. Tutti gli Stati membri dell’UE dichiarano con voce unanime e forte che in Europa non c’è posto per alcuna forma di razzismo, antisemitismo e odio, che noi contrasteremo in tutti i modi possibili. È necessario che le autorità nazionali e gli attori di ogni settore della società civile si uniscano per ribadire la ferma vigilanza dell’Europa ovunque e ogni volta che i valori democratici vengono minacciati.
E se è vero che noi non possiamo cambiare la storia, è anche vero che le lezioni della storia possono cambiare noi.
Ursula von der Leyen Charles Michel David Maria Sassoli
Presidente della Commissione europea Presidente del Consiglio europeo Presidente del Parlamento europeo