Palermo, 30 marzo 2020 – In un momento in cui la grande Europa cerca di chiudere gli occhi e gli stati si guardano le proprie risorse, contando i propri “infetti”, o morti, da un piccolo stato, un piccolo stato non ricco ci viene un grande insegnamento.
Possibilmente i più attenti alle politiche internazionali vedranno in questo gesto, una strategia politica, un progetto futuro, ma in questo momento non è il tempo di pensare alle strategie, ai profitti futuri, un gesto qualsiasi esso sia, rimane un gesto.
Dicevo, da un piccolo stato vicino alla nostra Italia arriva un piccolo esercito di aiuti vestiti di bianco, il premier dell’Albania Edi Rama, saluta i 30 operatori sanitari inviati in Italia con parole ricche di speranza:”Non siamo privi di memoria: non possiamo non dimostrare all’Italia che l’Albania e gli albanesi non abbandonano mai un proprio amico in difficoltà. Oggi siamo tutti italiani, e l’Italia deve vincere e vincerà questa guerra anche per noi, per l’Europa e il mondo intero“, un gesto grande, nulla in meno della grande Cina o della lontana Cuba che in questi giorni hanno mandato aiuti. Ma il gesto dell’Albania dà il senso del momento, del cambio storico che viene chiesto non solo ad ogni persona, ma anche ad ogni stato, ad ogni politico, oserei dire. Una pandemia che potrebbe mettere insieme, che potrebbe unire, che dovrebbe riuscire a “farci uscire” dai propri confini politici, culturali, e fisici, per proiettarci in una visione globale. Certo non bisogna pensare che l’eliminazione degli stati sia una soluzione, o che la politica di un territorio debba essere gestita a livello mondiale, ma esistono alcune parti, alcune argomenti che dovrebbero essere gestite a livello globale.
La cura delle persone, compreso il servizio sanitario, la lotta all’emarginazione o la cultura alla inclusione, ad esempio, potrebbero essere argomenti in cui trovare azioni comuni, in cui poter almeno iniziare ad aprire una discussione a livello mondiale. Oggi più che mai l’incuranza nella gestione dei servizi alla persona sta gravando in modo massiccio sulla situazione. La poca cultura all’inclusione sociale, che per anni è stata portata avanti sotto l’egemonia del non è “conveniente” pesa in modo massiccio. Sono certo che questo momento, che questi gesti di solidarietà, di condivisione del dolore, ma anche di cooperazione, e di condivisione delle risorse non potrà non farci fare un salto di qualità, sono certo che nessun politico di oggi non sarà un politico migliore domani, che nessun cittadino di oggi, non potrà più pensare che solidarietà, salute, sociale abbiamo, almeno, lo stesso peso del “vantaggioso”, del “conveniente”… e che la parola d’ordine futura in scelte politiche, ma anche prettamente di business sia “SOSTENIBILE” dove è incluso l’idea dell’impatto sociale ed ambientale di ogni scelta.