Milano, 31 marzo 2020 – Nell’ultimo mese e non solo ci siamo sentiti ripetere fino alla nausea che dietro ogni crisi si nasconde sempre un’opportunità. Forse da oggi inizieremo a chiederci se l’opportunità è solo per alcuni e magari non a discapito di molti altri.
Senz’altro non se l’è fatto ripetere una volta in più Viktor Orbán, primo ministro ungherese, che ieri si è fatto consegnare dal Parlamento i “pieni poteri” in virtù dell’emergenza legata al coronavirus. Nonostante quanto riportato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, ovvero che ieri in Ungheria si contavano 447 casi di persone contagiate e 15 decessi, numeri decisamente molto più bassi rispetto alla maggior parte dei paesi europei, per il premier magiaro l’esigenza di un ulteriore accentramento dei poteri nelle sue mani era inevitabile.
Stato d’emergenza a tempo illimitato, annullamento delle consultazioni elettorali, poteri straordinari al primo ministro e reclusione fino a cinque anni per chi fa disinformazione sull’epidemia o sul lavoro del governo. Questo il succo del pacchetto approvato ieri con 138 voti favorevoli e 53 contrari.
In realtà in Ungheria lo stato di emergenza è in vigore già dal 2015 per via della crisi dei migranti, oggi però non potendo incolpare i profughi, bloccati al confine con muri e filo spinato, Orbán punta il dito contro gli stranieri, colpevoli di aver portato il contagio nel paese.
E non solo, le forze di opposizione che hanno provato a contestare l’ulteriore giro di vite, si sono sentite accusare dal primo ministro di “stare con il coronavirus”.
La spirale seguita da Orbán è ormai storia nota. Sono arrivati diversi moniti dall’Unione Europea e dalla comunità internazionale, nonché appelli da giornalisti e associazioni dei diritti umani, non ultima Amnesty International che oggi scrive sul suo profilo Twitter italiano: “Ogni misura limitativa dei diritti per proteggere la salute pubblica deve essere STRETTAMENTE NECESSARIA e PROPORZIONALE. La nuova legge approvata in Ungheria conferisce al governo Orbán un potere illimitato e spiana la strada a un inesorabile arretramento dei diritti”.
Parlamento ungherese concede i pieni poteri a Orbán: le reazioni dell’Unione Europea
Il portavoce della Commissione Europea, Eric Mamer, ha affermato che “l’Unione Europea analizzerà la legge sull’emergenza per il coronavirus in Ungheria e monitorerà da vicino la sua applicazione da parte del governo, inclusa l’applicazione delle norme che criminalizzano le notizie false. In questi tempi incerti, la certezza legale e la libertà di espressione devono essere garantiti” (fonte ANSA).
Non è la prima volta che l’Ungheria, come anche la Polonia, finiscono sotto osservazione per la violazione dello stato di diritto. Il meccanismo europeo però prevede che le sanzioni siano approvate all’unanimità e in questo caso le due nazioni si spalleggiano a vicenda.
È degli inizi di marzo inoltre che il Consiglio Europeo ha messo in agenda un richiamo a Budapest affermando che non avrebbe tollerato un “indefinito e incontrollato stato di emergenza che non garantisce i principi base della democrazia”.
Orbán assume pieni poteri in Ungheria: le reazioni dei politici italiani
Tra i primi a commentare Matteo Salvini, che dal suo profilo Twitter afferma di salutare “con rispetto la libera scelta del parlamento ungherese” e augura “buon lavoro” all’amico Viktor Orbán.
A seguire Giorgia Meloni che sulla sua pagina Facebook pubblica una foto che la ritrae mentre stringe la mano al primo ministro magiaro corredata da un post dove afferma di non capire il clamore e lo stupore generale per le decisioni prese dal parlamento ungherese e asserisce inoltre di non vedere molta differenza con le misure adottate dal parlamento italiano. Probabilmente alla leader dei Fratelli d’Italia sarà sfuggita la decisione di sottoporre a detenzione fino a cinque anni i giornalisti e gli operatori dell’informazione che provino a screditare l’operato del governo e a fare informazione sul coronavirus non gradita al medesimo. Ovvero sarà sfuggito che in Ungheria vengono meno così due dei pilastri della democrazia: il diritto di informazione e la libertà di espressione, che nel nostro paese sono ancora attualmente garantiti. Altrimenti lei stessa non potrebbe liberamente esprimersi contro l’attuale governo di maggioranza, così come fa e ha fatto ampiamente negli ultimi giorni.
Di tutt’altro avviso il Presidente della Camera, Roberto Fico, il quale afferma con un tweet che “In Italia non sarebbe potuto avvenire ciò che è accaduto in Ungheria. Abbiamo ben saldi i valori della nostra Costituzione”.
Lapidario Matteo Renzi che sempre dal social del cinguettio sollecita l’Unione Europea a cacciare l’Ungheria e non si trattiene dal ricordare quando Matteo Salvini dalla riva del Papete chiedeva agli italiani di conferirgli “pieni poteri”.
La democrazia ai tempi del coronavirus
Siamo in tanti in questi giorni a riflettere su come in un solo mese diritti che credevamo inattaccabili sono invece stati temporaneamente abrogati in favore della salute della collettività. Insospettabili amici che fino a ieri portavano alto lo stendardo della democrazia oggi invocano i militari per le strade per “costringere” le persone a stare a casa. Come se l’unica via per salvarci fosse la coercizione da parte dello Stato. Ed è venuto spontaneo chiederci anche quanto tutto questo poteva ripercuotersi sulla tenuta dei governi democratici e sul loro futuro.
Orbán non è l’unico che approfittando di una situazione di emergenza globale corrode i baluardi delle garanzie democratiche nel proprio paese. Altri si stanno muovendo in questa direzione, in Europa e non. Sarà davvero la vittoria dei nazionalismi come ha dichiarato il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte durante la sua intervista al quotidiano spagnolo El Pais? Personalmente credo che come cittadini abbiamo il diritto e il dovere di attivarci tutti sin da ora per proteggere le nostre libertà, con la coscienza che la salute è il bene più prezioso che abbiamo ma senza cedere al fascino facile dei poteri forti e dell’uomo solo che risolve tutto. Si vince insieme.