LONDRA- Tra una pandemia globale, la questione dei migranti e gli scossoni della politica interna, molti hanno calato il sipario dell’interesse sul caso Brexit. Ma la questione è più attuale che mai.
Il “No Deal” più costoso del Covid
Una Brexit “No Deal”, ovvero un’uscita del Regno Unito senza accordo con l’Ue, avrebbe un impatto economico peggiore rispetto all’emergenza da Covid-19. Questa la previsione riportata da Teleborsa che cita il rapporto di Changing Europe in collaborazione con la London School of Economics, uno studio commissionato dalla think tank inglese anti-brexiteer.
A quanto pare il prezzo da pagare a lungo termine potrebbe raggiungere l’8% del pil, ovvero 160 miliardi di sterline, 2.400 sterline pro capite. Se si considera che la Bank of England ha stimato una perdita inferiore a 1,7% del pil nel 2022 a causa dell’emergenza Covid-19, si capisce facilmente che non rispettare gli accordi Brexit avrebbe un effetto sull’economia del Regno Unito ancor più devastante della pandemia.
Appello della UE
In occasione del Consiglio degli affari generale Ue, riunitosi nei giorni scorsi, il rappresentante della presidenza di turno, Michael Roth, ministro per gli affari europei tedesco, ha lanciato un appello al governo inglese. “Per favore amici di Londra basta giocare, il tempo sta per scadere e abbiamo bisogno di una base realistica su cui negoziare“. Ruth ha espresso delusione e preoccupazione per la proposta di legge portata avanti da Boris Johnson che viola i principi dell’accordo per la Brexit.
Il voltafaccia di Boris Johnson
Pare che Boris Johnson ce la stia mettendo davvero tutta per minare quella credibilità inglese così faticosamente costruita nel corso della storia.
Anche quelli meno interessati alla cronaca europea difficilmente hanno potuto evitare il tormentone Brexit. Anni di tira e molla e la testa di Theresa May che rotola sul tappeto degli accordi (metaforicamente si intende). Johnson si è presentato come l’uomo con la soluzione chiavi in mano e finalmente dopo una serie interminabile di negoziati si arriva a un accordo siglato da entrambe le parti.
Peccato però che la settimana scorsa il primo ministro inglese decide di presentare un progetto di legge (Internal Market Bill) che attribuisce al paese il potere unilaterale di rivedere parte degli accordi che lo stesso Boris ha firmato pochi mesi fa con Bruxelles. Si tratta a tutti gli effetti di una pesante violazione del diritto internazionale.
Gli stessi fedelissimi di Johnson ormai non sanno più che pesci prendere, secondo alcune rivelazioni dei media infatti buona parte dei deputati Tory ha aderito a una chat dal titolo “What the fuck is going on” (Che c… sta succendo)?
Dio salvi la Regina, la Regina salvi gli inglesi
Gli inglesi potranno consolarsi pensando che almeno la Regina resta un simbolo indiscusso di credibilità, ma certamente la Regina può far poco per tirarli fuori dagli impicci se il loro primo ministro non rinsavisce.
Come se non bastasse il paese si trova ad affrontare una pesante seconda ondata di contagi con alcune zone già sottoposte a lock down. Due sere fa Boris Johnson ha parlato a reti unificate per mettere in guardia la popolazione dal serio rischio di un’altra chiusura generale e nel frattempo ha dato un giro di vite alle restrizioni, tra coprifuoco e limiti agli assembramenti.
Dentro e fuori dal paese per gli inglesi non c’è vita facile.
Photo credit: Foto di Andrew Parsons su Flickrl