È ufficiale: le donne non potranno più abortire se non per casi di stupro o in casi di pericolo di vita. Il 27 gennaio scorso la lunga sentenza della Corte Costituzionale è stata pubblicata sulla gazzetta ufficiale e di fatto è entrata in vigore. La nuova legge, proposta dal partito al governo PiS, prevede un divieto quasi totale di aborto anche in caso di malformazione del feto, riunendo nuovamente i manifestanti della Polonia in alcune delle piazze più importanti del paese.
Più di 400.000 persone hanno protestato nell’ambito di uno “sciopero delle donne” dopo la sentenza. Teoricamente le sentenze del tribunale dovrebbero entrare in vigore immediatamente, ma ci sono stati numerosi casi in cui si sono verificati lunghi ritardi per ragioni apparentemente politiche e c’era la sensazione che il governo fosse stato allarmato dall’entità delle proteste tanto da volersi ritirare dalla sentenza.
Inoltre dalla Corte Costituzionale sono state pubblicate le motivazioni della sentenza, necessarie per renderla esecutiva, chiarendo che ci sarà un margine con cui il parlamento potrà intervenire per apportare qualche modifica ed escludere dall’applicazione della legge i casi di malformazione più gravi.
In aggiunta il ritardo nella pubblicazione della sentenza ha portato a una situazione di disagio negli ultimi tre mesi in cui i medici che eseguivano aborti non erano sicuri da un giorno all’altro se le procedure sarebbero rimaste legali. Molte donne polacche prendono pillole per aborti medici a casa, mentre migliaia di altre sono costrette a viaggiare all’estero per cercare l’aborto.
Dunque neanche le restrizioni per la pandemia hanno di nuovo fermato le migliaia di persone che si sono riversate nelle piazze, con bandiere arcobaleno e l’immancabile simbolo dello sciopero delle donne il fulmine rosso. Anche la leader delle proteste Marta Lempart è intervenuta esortando i manifestanti ad “Esprimere la vostra rabbia come meglio ritenete”, contemporaneamente anche il leader del più importante partito di opposizione polacco Borys Budka ha aggiunto “Nessun governo rispettoso della legge dovrebbe rispettare questa sentenza”.
Infine, nei mesi scorsi, anche il Parlamento Ue era intervenuto sulla questione, affermando che vietare l’aborto in caso di gravi malformazioni del feto mette seriamente in pericolo la vita delle donne, dal momento che la maggior parte delle interruzioni di gravidanza legali in Polonia vengono praticate per questo motivo. Secondo i dati ufficiali, attualmente in Polonia ci sono meno di 2.000 interruzioni volontarie di gravidanza legali ogni anno, ma le organizzazioni femministe stimano che ogni anno ne vengano effettuati circa 200 mila, illegalmente o all’estero. Nel 2019, gli aborti dovuti a un pericolo per la vita e la salute della madre e in casi di stupro e incesto erano il 3% del totale.